Perchè non aprire Via Giolitti?

Va da sé che una città volutamente ed intensamente sviluppata in senso orizzontale e verticale avrebbe avuto bisogno di molte aree di parcheggio. Risultato? Auto dappertutto, persino sui marciapiedi (quando ci sono). La nostra non è una città a misura di pedoni e bici. Ciclisti e pedoni sono a rischio perpetuo. La febbre edificatoria salì a tal punto e tanto celermente che diversi palazzi di Via Principe di Piemonte furono costruiti senza rispettare le quote. Posso affermare senza tema di essere smentito che solo le persone normodotate possono percorrere i suoi marciapiedi a gradini, non certo i disabili. I La valanga di concessioni edilizie del 31 agosto 1968 e la conseguente maniacale febbre cementizia risultarono nei disordinati agglomerati urbani di Via Principe di Piemonte, Carducci, Tasso, De Gasperi ecc., per non parlare dello scempio di Arpino. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: traffico veicolare pazzesco, distanze risicate tra gli edifici, marciapiedi monopedonali, improvvida assenza di aree destinate a parcheggio. Improvvida? Sarebbe più realistico definirla assenza interessata. Un’area di parcheggio significava non poter costruire 2 o 3 edifici a 7 piani. Meno soldi incassati da palazzinari, da intermediari, da frettolosi tecnici progettisti e dai proprietari dei suoli lottizzati, pochi residui marciapiedi pedonabili sono spesso ostruiti da merci varie, in primis ortaggi e frutta, in barba ad ogni tipo di norma igienica. Al riguardo sono state emanate nel passato delle ordinanze sindacali, rispettate solo per qualche settimana, poi tutto è tornato nella normalità del suk casoriano. I Casoriani hanno la memoria corta ed è il caso di ricordare loro che l’attuale problema di Via Giolitti, strada senza futuro perché senza sbocco, è una vittima della prima conurbazione selvaggia. Gli attuali abitanti, però, potrebbero organizzarsi in Comitato di quartiere come hanno fatto i rioni Stella e Castagna per difendere la qualità della loro vita. I Comitati di quartiere e le Associazioni di cittadini sono indispensabili per scuotere l’inerzia di politici, funzionari e tecnici che si addormentano sulle carte o con la proverbiale tetta in bocca. Ne è un esempio il Comitato di Via Saggese in Afragola che è riuscito ad accelerare l’apertura della strada di collegamento Afragola-Casalnuovo. Ne è un esempio la protesta del Comitato Castagna che ha costretto l’amministrazione ad una pausa di riflessione sulla scelta di Via Calvanese come sito per l’installazione di un’isola ecologica. Via Giolitti, figlia del caos edilizio sessantottino, priva di sbocco veicolare in Via Torrente, senza spazio di manovra per tornare in via Tasso, (ne sanno qualcosa gli autisti dei mezzi per la raccolta rifiuti), potrebbe essere una parziale alternativa al traffico di Via P. di Piemonte se fosse collegata con Via Torrente con i dovuti sensi di marcia. Una passata Amministrazione fece il timido tentativo di aprire la strada, ma non ebbe il coraggio di espropriare qualche decina di mq per pubblica utilità. Forse un Comitato Giolitti potrebbe riuscire nell’ardua impresa.         

                                                  Giuseppe Navarra

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